Life coaching, Nutrizione

La fame dei nervi

Fame-nervosaOggi non parlerò di dieta. Non parlerò di cibo. Almeno non direttamente. Voglio affrontare un argomento un po’ ostico ma molto comune. La fame nervosa. Probabilmente ne avete sentito parlare e forse qualcuno di voi la conosce di vista. Con questo post faremo un breve viaggio all’interno di questo disturbo per capire come gestirlo.

La fame nervosa (nota anche come eating emozionale, fame da stress o fame compulsiva) è un disturbo alimentare che può interessare chiunque.

La causa principale è di natura psicologica. Normalmente viene considerata come un comportamento tipico delle persone che mescolano le proprie emozioni con l’assunzione di cibo, utilizzando quest’ultimo come arma per fronteggiare le situazioni emotive che ogni giorno si ritrovano a vivere.

Se ci pensate fin da quando siamo in fasce siamo abituati ad usare il cibo come un modo per “affogare” le nostre frustazioni. Al bambino che piange viene spesso offerto del cibo per farlo calmare. Anche perché la sensazione di pancia piena è rassicurante. E quindi pian piano abbiamo legato lo stress emotivo al desiderio di cibo anche quando non sarebbe necessario.

Non si conoscono ancora bene le basi e le cause di questa condizione ma sembra che sia collegata al livello di serotonina nel nostro cervello. La serotonina è il neurotrasmettitore del buon umore. Quando questa si abbassa si attivano dei meccanismi che ci fanno sentire il desiderio di cibo, in particolare zuccheri e grassi che fanno risalire il livello di serotonina dandoci un appagamento momentaneo.

Capirete da soli come questa sia un’arma a doppio taglio, perché questi alimenti non sono quasi mai sani e hanno un’alta densità calorica che non solo non ci nutre ma spesso ci fa sentire in colpa di averli mangiati, stimolando di nuovo la fame nervosa e facendoci piombare in un circolo vizioso che si autoalimenta.

Serve una via d’uscita da questo loop. Dato che è un problema di testa proviamo a gestirlo con la testa. Ragioniamo insieme.

Quando siamo nervosi cosa succede? Sentiamo un vuoto allo stomaco e automaticamente ci troviamo ad ingurgitare qualcosa per compensarlo e farci sentire bene. Succede anche a voi così?

Se questo è il meccanismo allora potremmo usare uno stratagemma semplicissimo.

1) Appena sentiamo il vuoto allo stomaco fermiamoci un secondo. Facciamo un bel respiro profondo, cercando magari di gonfiare il più possibile la pancia e riflettiamo. Ho davvero fame? E’ passato molto tempo dall’ultimo pasto delle giornata? Se la risposta è no allora passiamo al secondo step.

2) Con il primo passo abbiamo fermato l’automatismo, con il secondo proveremo a risalire alle cause. Facciamoci una seconda domanda. Se la mia pancia è piena ma sento comunque la voglia di mangiare, questo da cosa dipende? qual è il mio reale bisogno? Cosa sto cercando di appagare/compensare/nascondere/sfogare ecc… ecc…?

Una volta individuato il motivo reale allora potremmo cercare di affrontarlo faccia a faccia e magari soddisfare quel bisogno nel modo più diretto. Vi faccio un esempio.

Oggi sono stressato perché sto lavorando troppo, sono in ansia perché credo di non riuscire a finire tutto quello che ho deciso di fare e ho paura di fare una pessima figura con il mio capo. Nel primo momento di pausa potrei aprire lo stipite e attaccarmi al barattolo di nutella, oppure, posso fermarmi un secondo, respirare e capire che magari il mio è solo il bisogno di sentirmi a posto con il mio lavoro, il bisogno di sentirmi apprezzato dai miei superiori e quindi la soluzione potrebbe essere quella di riorganizzarmi, decidere le priorità sul lavoro e fare un programma di tutte le pratiche che devo svolgere, così da poterle completare tutte nei tempi e presentarle al mio capo nel modo che ritengo opportuno (poi l’apprezzamento del capo potà arrivare o meno, ma questo spesso non dipende solo da noi 🙂 ). Questa strategia ha avuto due effetti. Mi ha permesso di mettere ordine nei miei pensieri abbassando probabilmente il livello dell’ansia e ha bloccato l’automatismo della fame nervosa facendomi impegnare in qualcos’altro.

Respiro-consapevoleUna pratica molto utile per ottenere questo livello di lucidità è il cosiddetto Respiro Consapevole, un metodo che ha origine dalla pratica meditativa Vipassana (dal sanscrito chiara visione). La consapevolezza del respiro mediante la pratica meditativa stimola una conoscenza intuitiva di quello che accade all’interno di noi nel qui ed ora. Il Respiro Consapevole è dedicato alla meditazione e alla rieducazione del respiro come fonte di benessere serenità ed equilibrio interiore. E’ un percorso esperienziale di rieducazione mentale, emozionale e percettiva che ci porta a fare un’esperienza del mondo completamente nuova.

Concludo facendovi notare che molto spesso i primi responsabili delle nostre frustazioni siamo noi stessi, i nostri meccanismi di sofferenza e le stragegie disfunzionali sono messe in atto proprio da noi. Solo che quando siamo all’interno di questi disagi non riusciamo ad essere così lucidi da uscirne. Allenare il cervello e le emozioni a gestire il nostro mondo interno può essere la vera via d’usicta dal tunnel in cui si siamo infilati e dove spesso iniziamo a mettere le tende.

Per chi volesse maggiori info sul Respiro Consapevole può contattare l’associazione di promozione sociale Evolvere che opera nell’area di Milano e a Roma. Qui i contatti facebook di Roma e Area Milano

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